Thom Chacon è uno dei più interessanti cantautori della nuova generazione americana.
Musicalmente è figlio di Bob Dylan, Townes Van Zandt e Bruce Springsteen ma la sua storia e i suoi vissuti gli hanno permesso di elaborare uno stile personale che potremmo definire “cantautore di frontiera”.
La frontiera è quella tra gli Stati Uniti e il Messico, tra il futuro e la memoria, la speranza e le radici. Un tema che ha ispirato da sempre grandi artisti come i registi John Ford e Orson Wells e lo scrittore Cormac McCarthy.
La frontiera è stata cantata anche dai grandi songwriter americani come Joe Ely, Tom Russell e lo stesso Bob Dylan nello splendido disco Desire da cui è tratta Avventura a Durango resa celebre in Italia anche dalla versione di Fabrizio De Andrè.
Il nuovo disco di Thom Chacon è intitolato Blood in the Usa e si apre con queste parole:
“Sono un immigrato messicano, ho lasciato moglie e figli a El Charro, raccolto l’uva di San Joaquin. Dormo per terra e mi lavo nei ruscelli, cammino nell’ombra ovunque io vada.
Sono un immigrato messicano, sono morto di fame nel deserto, ho attraversato il Rio Grande con solo i vestiti che avevo addosso e una fede nuziale.
Mi hanno preso a Chula Vista e mi hanno bastonato come un cane.
Ho sentito che potrebbero approvare una legge per tenerci qui, un giorno.
Credo in questa terra d’oro e speranza.
Sono un immigrato messicano”.
Il grande sogno americano nelle sue contraddizioni e drammaticità. La madre di Chacon è libanese. Il padre, messicano, è cugino del leggendario pugile Bobby Chacon, quattro volte campione del mondo. Il nonno è stato sceriffo a Silver City nel New Mexico ai tempi di Billy The Kid. Proprio le influenze e le storie della sua famiglia sono state le prime fonti d’ispirazione per le sue canzoni ma il colpo di fulmine arrivò quando Thom vide suonare per la prima volta Kris Kristofferson, da solo, chitarra e voce. Thom all’epoca viveva in California e decise di spostarsi in Colorado per ritrovare valori e ritmi di vita più autentici. Quando non è in tour si dedica alla pesca e accompagna i turisti a cavallo, come un cowboy d’altri tempi.
Il nuovo disco Blood in the USA esce nel gennaio 2018 per l’etichetta italiana Appaloosa Records e contiene tutte le traduzioni dei testi, strumento prezioso per trasportare gli ascoltatori dentro le storie delle sue canzoni, ognuna delle quali sembra un piccolo film. Il disco è prodotto ancora una volta da Perry Marguleff e vede la partecipazione di Tony Garnier, bassista di Bob Dylan. La critica ha mosso paragoni importanti verso Ryan Bingham e soprattutto John Mellencamp, per via della voce e della dimensione rurale degli arrangiamenti ma anche per l’urgenza sociale e politica dei suoi testi. Il disco viene accolto con clamore dalla critica e il magazine Buscadero gli dedica la copertina. Il suo primo tour italiano è un successo. Sold out in tutte le date.
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